Relitto del Croesus
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Relitto del Croesus
Tipo: nave passeggeri
Nazionalità: inglese
Data affondamento: 28 aprile 1855
Causa dell'affondamento: incendio
Carico: munizioni, armi e provviste
Mare: Mediterraneo
Stato: Italia
Regione: Liguria
Provincia: Genova
Località: Promontorio di Portofino
Profondità massima: 40
Tipo di immersione: ricreativa
Il naufragio del Croesus
di Placida Signora - 20 aprile 2007
Un secolo e mezzo fa, a San Fruttuoso di Camogli
Aprile 1855; nel porto di Genova, alla presenza di Cavour e Rattazzi, fervevano i preparativi per gli imbarchi su bastimenti inglesi dell’esercito piemontese destinato in Crimea.
Il 24 mattina salpò il “Croesus” grande nave a propulsione mista (vela e motore) carica di ufficiali e soldati di sussistenza, medici, infermieri, medicinali anticolera e attrezzature varie di un ospedale da campo da cento letti; e poi muli e cavalli, un milione e quattrocento razioni di viveri, acquavite, fieno, carbon fossile come carburante: doveva rimorchiare il “Pedestrian”, bastimento a vela che trasportava munizioni e una Batteria da campagna.
Soffiava un vento infernale, il mare era terribilmente mosso e il Croesus sbagliò manovra rompendo con una violenta “poppata” l’albero di trinchetto al Pedestrian e imbarcando acqua; nonostante tutto la navigazione continuò.
Ma appena superato Camogli, il grido “Fuoco a bordo!”; la collisione aveva causato l’incendio dei gas sprigionati (causa l’umido dell’acqua imbarcata) dalle 400 tonnellate di carbon fossile stipati nel carbonile del Croesus.
Il Pedestrian tornò faticosamente a vela a Genova e il Croesus in fiamme si rifugiò nella piccola baia di San Fruttuoso , ma era così grande e lungo che la occupò tutta, incagliandosi con la prua presso la punta che separa le due calette.
L’incendio era violentissimo, le onde pure. Dei soldati che urlavano terrorizzati pochi sapevano nuotare: molti vedevano il mare per la prima volta.
Ed ecco che dalla minuscola spiaggia due donne – le sorelle Caterina e Maria Avegno - saltarono su un piccolo gozzo e si lanciarono verso il bastimento in fiamme; caricarono parecchi naufragi e li condussero in salvo. Ma anche il gozzo ad un tratto si rovesciò e Maria, madre di otto figli piccolissimi, annegò.
Grazie alle due eroine di San Fruttuoso le vittime furono solo 5; in seguito il Corriere Mercantile aprì una sottoscrizione in favore della famiglia Avegno, l’Inghilterra la risarcì con 1500 franchi e insignì Maria della prestigiosa Victoria Cross seguito a ruota da Cavour con la Medaglia d’Oro alla Memoria (fu la prima donna italiana a riceverla); infine i principi Doria disposero che Maria (e poi Caterina quando in seguito morì, sempre per le conseguenze della faticosissima impresa) venissero sepolte con tutti gli onori nella loro cripta nell’abbazia sanfruttuosina dove tuttora riposano.
E il Croesus?
Il suo ingombrante relitto ridotto dalle fiamme a scheletro, venne venduto il 14 maggio per 100 mila lire a un commerciante di ghisa, ma dieci giorni dopo un’altra tempesta lo fece affondare definitivamente; durante l’ultima guerra palombari recuperarono parte del ferro, altra la corrose pian piano il mare.
[img]http://www.placidasignora.com/wp-content/uploads/2007/04/naufragio.jpg[/img]
Nazionalità: inglese
Data affondamento: 28 aprile 1855
Causa dell'affondamento: incendio
Carico: munizioni, armi e provviste
Mare: Mediterraneo
Stato: Italia
Regione: Liguria
Provincia: Genova
Località: Promontorio di Portofino
Profondità massima: 40
Tipo di immersione: ricreativa
Il naufragio del Croesus
di Placida Signora - 20 aprile 2007
Un secolo e mezzo fa, a San Fruttuoso di Camogli
Aprile 1855; nel porto di Genova, alla presenza di Cavour e Rattazzi, fervevano i preparativi per gli imbarchi su bastimenti inglesi dell’esercito piemontese destinato in Crimea.
Il 24 mattina salpò il “Croesus” grande nave a propulsione mista (vela e motore) carica di ufficiali e soldati di sussistenza, medici, infermieri, medicinali anticolera e attrezzature varie di un ospedale da campo da cento letti; e poi muli e cavalli, un milione e quattrocento razioni di viveri, acquavite, fieno, carbon fossile come carburante: doveva rimorchiare il “Pedestrian”, bastimento a vela che trasportava munizioni e una Batteria da campagna.
Soffiava un vento infernale, il mare era terribilmente mosso e il Croesus sbagliò manovra rompendo con una violenta “poppata” l’albero di trinchetto al Pedestrian e imbarcando acqua; nonostante tutto la navigazione continuò.
Ma appena superato Camogli, il grido “Fuoco a bordo!”; la collisione aveva causato l’incendio dei gas sprigionati (causa l’umido dell’acqua imbarcata) dalle 400 tonnellate di carbon fossile stipati nel carbonile del Croesus.
Il Pedestrian tornò faticosamente a vela a Genova e il Croesus in fiamme si rifugiò nella piccola baia di San Fruttuoso , ma era così grande e lungo che la occupò tutta, incagliandosi con la prua presso la punta che separa le due calette.
L’incendio era violentissimo, le onde pure. Dei soldati che urlavano terrorizzati pochi sapevano nuotare: molti vedevano il mare per la prima volta.
Ed ecco che dalla minuscola spiaggia due donne – le sorelle Caterina e Maria Avegno - saltarono su un piccolo gozzo e si lanciarono verso il bastimento in fiamme; caricarono parecchi naufragi e li condussero in salvo. Ma anche il gozzo ad un tratto si rovesciò e Maria, madre di otto figli piccolissimi, annegò.
Grazie alle due eroine di San Fruttuoso le vittime furono solo 5; in seguito il Corriere Mercantile aprì una sottoscrizione in favore della famiglia Avegno, l’Inghilterra la risarcì con 1500 franchi e insignì Maria della prestigiosa Victoria Cross seguito a ruota da Cavour con la Medaglia d’Oro alla Memoria (fu la prima donna italiana a riceverla); infine i principi Doria disposero che Maria (e poi Caterina quando in seguito morì, sempre per le conseguenze della faticosissima impresa) venissero sepolte con tutti gli onori nella loro cripta nell’abbazia sanfruttuosina dove tuttora riposano.
E il Croesus?
Il suo ingombrante relitto ridotto dalle fiamme a scheletro, venne venduto il 14 maggio per 100 mila lire a un commerciante di ghisa, ma dieci giorni dopo un’altra tempesta lo fece affondare definitivamente; durante l’ultima guerra palombari recuperarono parte del ferro, altra la corrose pian piano il mare.
[img]http://www.placidasignora.com/wp-content/uploads/2007/04/naufragio.jpg[/img]
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