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Relitto del Cosala

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Messaggio Da patry Sab Feb 21, 2009 11:20 am

Il Cosala è forse il relitto più interessante della costa jonica catanzarese. Per la sua posizione distante dalla costa e la profondità impegnativa, si pone fra i siti subacquei più ambiti dai sub locali e non solo. Cadremo sul Bastimento, come viene chiamato dai locali, dopo una discesa in verticale nel blu cobalto e man mano ci verrà incontro lo spezzone di prua, quasi in assetto di navigazione, adagiato su un fondo sabbioso ad una profondità di -44 mt.
L'albero di maestra fino a qualche tempo fa caratterizzava il relitto poi una rete da circuizione impigliata su di esso lo fece cadere sulle strutture della coperta e qui fra i filaccioni delle lenze e i pezzi di rete stracciati dal ferro inclemente, nuvole di Anthias, Occhiate di ragguardevole taglia e spesso Ricciole gigantesche giocano volteggiando nel blu. La poppa scostata dal resto del relitto diventa un'immersione a se stante. Il pezzo di artiglieria puntato, la santa barbara e il carrelloo del caricatore ci fanno ritornare indietro nel tempo come se il tempo si fosse fermato quel giorno.
Scendendo sulla coperta...grossi padelloni simili a Saraghi maggiori si affacciano dalle lamiere contorte. Attenti... guardate un pò più in là... ci sono i Faraoni, i Dentici e tutto quel pesce che si può trovare a tale distanza dalla costa e a questa profondità. La parte più profonda della nave si trova ad una profondità massima di -55 mt. Questo è il regno incontrastato delle Cernie di fondo, grossi bestioni che arrivano a sfiorare anche il mezzo quintale e forse oltre.
Il bastimento viace su di un fondale fangoso a circa due miglia dalla costa e pertanto necessita di un buon mezzo nautico possibilmente attrezzato con una stazione deco. Ci affidiamo all’organizzazione del Thalassoma diving center di Paolo Palladino che con il potente gommone ci conduce sul punto in pochi minuti di navigazione. Il ritrovamento del punto di immersione è oggi facilitato dalla moderna tecnologia GPS, ma anche con buone mire a terra ed un ottimo ecoscandaglio e dalla dimensione dello scafo, può considerarsi certa. L’ancoraggio avviene rapidamente e messo in sicurezza il gommone, accertata la “presa” dell’ancora inizia un breve briefing di preparazione. La zona è spesso battuta da forti correnti superficiali, a volte presenti anche sul fondo che sovente, complici anche i motopescherecci che operano nella prossimità, sollevano notevole quantità di sedimento che limita molto la visibilità. La discesa sul relitto necessita la presenza di una cima guida che possa condurre sulla parte del relitto che ci interessa. Il Cosala giace diviso in due tronconi distanti poche decine di metri l’una dall’altra ma la notevole dimensione rendono quasi impossibile l’esplorazione del relitto in una singola immersione: pertanto si consiglia di effettuare l’esplorazione della poppa in una e della parte centrale e la prua in una successiva.
La poppa che giace ad una profondità maggiore è caratterizzata dalla presenza del cannone e della relativa santa barbara posta nelle immediate vicinanze. Spesso è il cannone con il suo aspetto spettrale a comparire per primo all’inizio dell’immersione. Poco più in basso si apre un grosso squarcio, causa probabile l’affondamento, che attraversa la piccola santa barbara che conserva i resti del munizionamennto del pezzo poppiero. Il relitto è stato colonizzato da moltissimi tipi di spugne e di organismi filtratori ed è territorio di caccia di ricciole e tonnetti. Nei cupi meandri si nascondono alcune cernie e qualche grongo di taglia. Numerosissime le castagnole e i grossi scorfanotti che si agirano sulle infrastrutture superiori.
Il troncone di prua giace leggermente sbandato ed è la parte più grande del relitto. La coperta presenta le grosse bitte, ancora oggi ben conservate. Le gru di carico, che sovrastano le stive, sono collassate sul piano di coperta. Se la temperatura dell’acqua non è fredda, qui certamente è possibile osservare le grosse cernie “in candela”. Questi serranidi temono la presenza umana e sono pronte ad intanarsi al minimo pericolo. Le due grosse ancore caratterizzano la prua che scende verticale come consuetudine per la navi di inizio secolo. Il tempo di fondo programmato corre veloce e l’accumolo di azoto ci invita a una imminente risalita, pochi minuti per osservare le capienti stive e spariamo il pallone per segnalare l’inizio della risalita. Il primo stop programmato a 15 mt per un minuto. Il gommone si posiziona sulla nostra verticale e cala una cima zavorrata a 6 mt, qui è agganciata una bombola da 15 lt di rispetto, a questa quota trascorriamo i primi minuti di deco mentre piccole ricciolette ci nuotano attorno, usiamo questi minuti per “incamerare” quanto visto trenta metri più giù e iniziamo a programmare le prossime immersioni. Siamo a tre metri e già scorgiamo i compagni che si organizzano per accogliarci, ancora pochi minuti e ci scambiamo il segnale di fine deco e fine immersione. Gonfiamo il gav ed il nostro sguardo non necessita che una conferma.... tutto bene? Benissimo ma quando ci torniamo[youtube]nNIbFQTc4Lw[/youtube]
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Messaggio Da Ospite Sab Feb 21, 2009 11:24 am

che bello accidenti.... 8)

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