ANSIA E IMMERSIONE 3
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ANSIA E IMMERSIONE 3
ANSIA E IMMERSIONE 3
i disturbi di panico sono presenti, secondo studi epidemiologici, in prevalenza nel sesso femminile, gli uomini sembrerebbero in minoranza. La mia sensazione di questi ultimi tempi, anche nel mio lavoro, mi porta però ad avere una percentuale di parità.
Una cosa interessante è che anche subacquei con anni di esperienza e tante immersioni sulle spalle non ne siano immuni.
Queste situazioni possono essere non provocate, quindi improvvise e più insidiose, magari risposte ad uno stress accumulato nei giorni prima.
Provocati, quindi dalle situazioni contingenti, tipo malfunzionamento di una attrezzatura.
Sensibili alla situazione che magari, provocati, si mettono in evidenza a distanza di tempo, magari molti minuti dopo l'esperienza negativa.
Situazioni di pericolo reali si, magari l'erogatore che va in continuo o che non funziona bene, maschera che fa acqua abbondantemente, perdita d'aria importante.. ma anche situazioni magari immaginate dal sub, con il risultato di togliersi la maschera o l'erogatore di bocca , togliersi la zavorra per la sensazione di essere troppo negativo.....con il risultato di mettere in pericolo anche il compagno che deve tentare di aiutare il malcapitato.
Qui ci potremmo riallacciare al discorso narcosi postato da Patrizia qualche giorno fa.
Ecco che l'addestramento, l'autocontrollo generale, i continui allenamenti e le caratteristiche di freddezza e calma individuali fanno la parte del leone.
continua.......
i disturbi di panico sono presenti, secondo studi epidemiologici, in prevalenza nel sesso femminile, gli uomini sembrerebbero in minoranza. La mia sensazione di questi ultimi tempi, anche nel mio lavoro, mi porta però ad avere una percentuale di parità.
Una cosa interessante è che anche subacquei con anni di esperienza e tante immersioni sulle spalle non ne siano immuni.
Queste situazioni possono essere non provocate, quindi improvvise e più insidiose, magari risposte ad uno stress accumulato nei giorni prima.
Provocati, quindi dalle situazioni contingenti, tipo malfunzionamento di una attrezzatura.
Sensibili alla situazione che magari, provocati, si mettono in evidenza a distanza di tempo, magari molti minuti dopo l'esperienza negativa.
Situazioni di pericolo reali si, magari l'erogatore che va in continuo o che non funziona bene, maschera che fa acqua abbondantemente, perdita d'aria importante.. ma anche situazioni magari immaginate dal sub, con il risultato di togliersi la maschera o l'erogatore di bocca , togliersi la zavorra per la sensazione di essere troppo negativo.....con il risultato di mettere in pericolo anche il compagno che deve tentare di aiutare il malcapitato.
Qui ci potremmo riallacciare al discorso narcosi postato da Patrizia qualche giorno fa.
Ecco che l'addestramento, l'autocontrollo generale, i continui allenamenti e le caratteristiche di freddezza e calma individuali fanno la parte del leone.
continua.......
sise- Numero di messaggi : 383
Età : 60
Località : MARE
Data d'iscrizione : 09.12.08
è vero
[quote:9586="sise"]ANSIA E IMMERSIONE 3
i disturbi di panico sono presenti, secondo studi epidemiologici, in prevalenza nel sesso femminile, gli uomini sembrerebbero in minoranza. La mia sensazione di questi ultimi tempi, anche nel mio lavoro, mi porta però ad avere una percentuale di parità.
Una cosa interessante è che anche subacquei con anni di esperienza e tante immersioni sulle spalle non ne siano immuni.
Queste situazioni possono essere non provocate, quindi improvvise e più insidiose, magari risposte ad uno stress accumulato nei giorni prima.
Provocati, quindi dalle situazioni contingenti, tipo malfunzionamento di una attrezzatura.
Sensibili alla situazione che magari, provocati, si mettono in evidenza a distanza di tempo, magari molti minuti dopo l'esperienza negativa.
Situazioni di pericolo reali si, magari l'erogatore che va in continuo o che non funziona bene, maschera che fa acqua abbondantemente, perdita d'aria importante.. ma anche situazioni magari immaginate dal sub, con il risultato di togliersi la maschera o l'erogatore di bocca , togliersi la zavorra per la sensazione di essere troppo negativo.....con il risultato di mettere in pericolo anche il compagno che deve tentare di aiutare il malcapitato.
Qui ci potremmo riallacciare al discorso narcosi postato da Patrizia qualche giorno fa.
Ecco che l'addestramento, l'autocontrollo generale, i continui allenamenti e le caratteristiche di freddezza e calma individuali fanno la parte del leone.
continua.......[/quote]
Ritengo interssanti le affermazioni di Sergio......ma secondo il mio modesto parere occorerebbe avere un diverso approccio verso l'immersione stessa....
è superfluo affermare che se non si ha una condizione appropriata (e quì mi esprimo in manera filosofica)
il primissimo impatto subacqueo,è una forzatura......respirare da un "attrezzo" che in primis non conosciamo,l'affidarsi ad una struttura che comunque ci obbliga , il penalizzarsi nei movimenti, l' impedimento stesso di comunicare verbalmente....mi sembrano un valido espediente per limitare le proprie volontà....
ma un modesto,nonchè sano interessamento credo che in parte possa limitare le suddette patologie...
poi io per prima posso asserire che se non riusciamo prima di immergersi a direzionare la propria mente verso una positiva esperienza cercando(per quanto possiamo)di obnulare i nostri stressori quotidiani, vi sarà sempre una componente emotiva negativa.....e questo ovviamente pregiudicherà l'immersione stessa
è ovvio come asserisce Sergio l'esperienza forgia!!! e l'autocontrollo deve prevalere in qualsiasi caso( la gestione della propria mente), per ciò credo che il necessario approccio mentale...la voglia,il desiderio,la passione.........siano un prezioso sostegno nonchè un'inesauribile stimolo per sentirsi veramente a proprio agio in acqua!
i disturbi di panico sono presenti, secondo studi epidemiologici, in prevalenza nel sesso femminile, gli uomini sembrerebbero in minoranza. La mia sensazione di questi ultimi tempi, anche nel mio lavoro, mi porta però ad avere una percentuale di parità.
Una cosa interessante è che anche subacquei con anni di esperienza e tante immersioni sulle spalle non ne siano immuni.
Queste situazioni possono essere non provocate, quindi improvvise e più insidiose, magari risposte ad uno stress accumulato nei giorni prima.
Provocati, quindi dalle situazioni contingenti, tipo malfunzionamento di una attrezzatura.
Sensibili alla situazione che magari, provocati, si mettono in evidenza a distanza di tempo, magari molti minuti dopo l'esperienza negativa.
Situazioni di pericolo reali si, magari l'erogatore che va in continuo o che non funziona bene, maschera che fa acqua abbondantemente, perdita d'aria importante.. ma anche situazioni magari immaginate dal sub, con il risultato di togliersi la maschera o l'erogatore di bocca , togliersi la zavorra per la sensazione di essere troppo negativo.....con il risultato di mettere in pericolo anche il compagno che deve tentare di aiutare il malcapitato.
Qui ci potremmo riallacciare al discorso narcosi postato da Patrizia qualche giorno fa.
Ecco che l'addestramento, l'autocontrollo generale, i continui allenamenti e le caratteristiche di freddezza e calma individuali fanno la parte del leone.
continua.......[/quote]
Ritengo interssanti le affermazioni di Sergio......ma secondo il mio modesto parere occorerebbe avere un diverso approccio verso l'immersione stessa....
è superfluo affermare che se non si ha una condizione appropriata (e quì mi esprimo in manera filosofica)
il primissimo impatto subacqueo,è una forzatura......respirare da un "attrezzo" che in primis non conosciamo,l'affidarsi ad una struttura che comunque ci obbliga , il penalizzarsi nei movimenti, l' impedimento stesso di comunicare verbalmente....mi sembrano un valido espediente per limitare le proprie volontà....
ma un modesto,nonchè sano interessamento credo che in parte possa limitare le suddette patologie...
poi io per prima posso asserire che se non riusciamo prima di immergersi a direzionare la propria mente verso una positiva esperienza cercando(per quanto possiamo)di obnulare i nostri stressori quotidiani, vi sarà sempre una componente emotiva negativa.....e questo ovviamente pregiudicherà l'immersione stessa
è ovvio come asserisce Sergio l'esperienza forgia!!! e l'autocontrollo deve prevalere in qualsiasi caso( la gestione della propria mente), per ciò credo che il necessario approccio mentale...la voglia,il desiderio,la passione.........siano un prezioso sostegno nonchè un'inesauribile stimolo per sentirsi veramente a proprio agio in acqua!
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