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Perché mai immergersi in un lago?

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Messaggio Da Marcello Mer Nov 11, 2009 2:09 pm

Voi fiorentini siete fortunati: in poco tempo potete raggiungere il Tirreno, che da Livorno all'Argentario offre tantissimi bei punti d'imersione.... per non parlare delle isole!!
Io abito in riva al mare, ma l'Adriatico non è altrettanto bello: è basso e sabbioso e non offre certo quello spettacolo meraviglioso che si può godere in tutto il resto del Mediterraneo. Perciò, quando mi manca l'acqua mi sposto in Abruzzo e mi tuffo in qualche laghetto.
Molti subacquei del Nord si immergono nei laghi per “necessità” dato che un lago è il posto più vicino a dove abitano e per andare al mare debbono fare lunghi trasferimenti e appoggiarsi quasi sempre a un centro immersioni. Al lago, invece, ci si può andare in poco tempo e immergersi liberamente da riva, senza che vi sia altro problema se non quello di procurarsi una bombola.
Ma in cosa si differenziano le immersioni nel lago rispetto a quelle in mare? Senza dubbio quelle nei laghi sono immersioni generalmente più difficili, a causa del freddo e della visibilità spesso scarsa. Un ambiente ostile insomma. Inoltre, l’acqua dolce è piuttosto “infida” e, una volta immersi, ci si sente come attratti da una forza misteriosa che trascina verso il basso. Questo è assolutamente naturale, data la diversa densità dell’acqua dolce rispetto a quella salina, ma al subacqueo inesperto questo provoca una certa sensazione di disagio. Si, il lago è senza dubbio un ambiente “particolare” e spesso io mi sono fermato a riflettere su quello che mi attrae nelle immersioni lacustri e sulla differenza rispetto alle immersioni in mare.

Cerco di riportare qui le mie riflessioni, per condividerle con quelli di voi che si sono fatti la mia stessa domanda: [i]“Perché mai immergersi in un lago?”[/i]
Premesso che a me piace abbastanza la profondità… diciamo dai 50 ai 60 metri (in aria non mi spingo oltre!), posso affermare senza tema di essere smentito che l'immersione in un lago è molto diversa da quella in mare. Quella nel lago è sicuramente un’immersione fine a se stessa… è “l’immersione per l’immersione”. Nel lago non c’è quasi mai un obiettivo visivo particolare: al massimo si può incontrare qualche raro pesce o si può osservare il taglio di una parete particolare, che può avere anche un certo fascino, oppure il relitto di qualche barca affondata, che quasi sempre non ha alcun valore storico, ma almeno è sempre perfettamente conservata.
[i]“E allora [/i]– mi sono domandato – [i]perché tuffarsi in un lago se non c’è nulla da vedere?”[/i] Ho cercato di darmi una risposta e mi sono reso conto che quelle nel lago sono delle immersioni particolarmente introspettive, cioè dedicate soprattutto all’autoascolto e a "sentire" il silenzio che, per chi sa quale motivo, nel lago è molto più forte che al mare. Già, il silenzio: la cosa che nel lago mi ha colpito di più, fin dalla mia prima immersione fatta tre anni fa. E poi l’acqua… Anche l’acqua nel lago è particolare: di solito nei primi 20 o 30 metri è verdastra o lattiginosa (specialmente in estate, quando le alghe "fioriscono") ed è assolutamente poco invitante, ma oltre i 40 metri in genere diventa cristallina, poi “scompare” del tutto e infine diventa di un colore nero come la pece.
La torcia subacquea proietta il suo fascio di luce in lontananza per metri e metri nel nulla. Una lama di luce tenta inutilmente di penetrare le tenebre, ma oltre… c’è solo il nero più profondo. Un nero trasparente, che ricopre tutto, pareti e oggetti… un nero quasi accecante che ci obbliga a un’attenzione esagerata su ciò che sentiamo oltre che su ciò che ci circonda. Anche i nostri sentimenti quando siamo immersi nel lago sono coperti da questo nero profondo e questo produce una specie di intimità coi propri pensieri e, contemporaneamente, sviluppa moltissimo l'intesa con il proprio compagno d’immersione.
Lo spazio è solo quello che vedono i propri occhi, limitato alla profondità della luce della torcia e, quindi, non ci si sente dispersi nello spazio pur sapendo che, magari, stiamo nuotando sopra una profondità abissale. La parete diventa una visione protettiva che offre l’unica "certezza" e questa certezza dà una sensazione di protezione che rassicura l’animo nei confronti dell’ignoto.
Il buio, il vuoto, il silenzio, l’incognita e il senso di maestosità dell’ambiente circostante, agevolano il rapporto interiore verso noi stessi e verso una profondità che deve essere rispettata rigorosamente.
Il buio dell’acqua del lago va conosciuto pian piano, adattandosi ai suoi colori opachi e lineari, facilitando così quella sensibilità che serve in questo ambiente che al primo impatto si mostra ostile, ma poi, con il tempo, diventa un’atmosfera amica. Nell’immersione nel lago la presenza di questi conflitti interiori tra attrazione e timore, tra euforia e angoscia, uniti alla capacità dell’autoascolto di ciascuno di noi sviluppa e consolida quell’equilibrio interiore psicofisico che si trasforma in benessere. Ed ecco che nel lago, in fondo… si sta bene.
In mare invece, le quote profonde (intendo quelle oltre i 50 o 60 metri) sono comunque piene di vita e di colori e questi, anche se bui, a volte fanno dimenticare di essere così profondi. La luce che filtra attraverso l’acqua, anche se debole, ci mostra una realtà deviante, che tende a fare abbassare la soglia della nostra attenzione interiore. I colori e lo spazio, amplificati dalla luce della torcia, ci danno un’idea falsa di semplicità dell’immersione. Non che questo neutralizzi la razionalità verso la situazione, ma la nostra mente la trasforma e ci fa quasi pensare di trovarci a quote meno impegnative. Il nostro stato emotivo è più rilassato e facilmente si sfora il tempo d’immersione programmato e la quota da rispettare. Il blu trasparente dell’acqua del mare spinge più facilmente a trasgredire: il desiderio di lasciarsi trascinare dallo stato emotivo (euforico e anche un po’ infantile), entra in conflitto con il nostro lato razionale che, in un’immersione profonda, deve mantenere saldo l’equilibrio mentale e psicofisico. Infatti, solamente se la parte razionale di noi è salda saremo capaci di affrontare un eventuale imprevisto con la freddezza e la determinazione necessaria. L’immersione profonda nel mondo colorato del mare tende a rimescolare in fretta tutti i nostri stati d’animo che viviamo noi durante il tempo trascorso sottacqua e il bisogno di vivere totalmente la scoperta e la conquista della propria emotività tende a deviare la mente verso lo spettacolo esterno della natura che ci circonda, anziché verso l’ascolto interiore.

Ho cercato di fare una sintesi dei miei pensieri e sono giunto a capire che la differenza tra il lago e il mare, tra il buio e la luce, tra il nero e il blu, è che mentre il lago agevola il confronto e la conoscenza dei propri sentimenti più nascosti (senza poter barare con se stessi), il mare tende a sviluppare il piacere della trasgressione, un sentimento che rientra nella natura umana ed è dettato dal bisogno di emergere e di mostrarsi forti e capaci anche a se stessi.
Poi, leggendo un libro (Tim Ecott, Assetto neutro, 2001), ho trovato la risposta che cercavo: [i]“Un uomo mi disse che preferiva fare subacquea nei laghi alpini, piuttosto che nei mari tropicali. Trovava la vita marina in acqua calda troppo piena di distrazioni, troppo ricca di colori e cose da fare e da toccare. Per lui, la gioia dell’immersione era avere l'opportunità di vedere dentro se stesso. Al fine di esaminare il suo carattere aveva bisogno di trovarsi in acque fredde, scure e profonde in cui l’immersione, il semplice respirare sott'acqua erano il fine in sé”.[/i] :D
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Messaggio Da patry Mer Nov 11, 2009 3:29 pm

Carissimo Marcello, sia che tu scriva un libro,una strofa od un semplice pensiero( come in questo caso) riesci sempre a trasmettere quello che và anche oltre la nostra quotidiana razionalità ed a volte (anzi spesso) dimenticata realtà......perchè una persona si innamora di uno sport così particolare?? tu riesci a trasmettere con le tue parole tutto quello quello che ogni sub vorrebbe poter dire..raccontare con quale passione con quale amore ci si dedica ad una straordinaria ma insolita per molti espressione di pienezza!!!ed esporre il sentimento che ci conduce verso questa diversa esperienza....
Concordo con te con il fatto che immergersi in acque "dolci" sia qualcosa di molto particolare , però dato che ancora non ho mai avuto l'occasione di immergermi in un lago o in un fiume leggendo le tua lettera ,la cosa oltre che intrigarmi sempre di più ..a questo punto mi incute un pò di timore...forse è come scrivi tu,noi abbiamo il nostro meraviglioso mediterraneo che come le sirene di Ulisse ci richiama e per chi come me ama questa esperienza non può non sentirne il richiamo..
però posso confessarti e dirti con assoluta certezza che la profondità anche in mare è una potente attrattiva anche se poi ,magari oltre tanti metri io personalmente non riesco a spingermi se sò che non vedrò niente se sò che mi intrufolerò nel "latte e menta" come lo chiamo io...
la mia storia di subacquea nasce proprio con un grande conflitto con me stessa...io non ho potuto per anni godere del mare come si conviene ad ogni individuo che decide di praticare questa per me ormai "filosofia di vita"..ma questa è un'altra storia e si dovrà raccontare un'altra volta!!!!
Grazie ancora Marcello per i tuoi bellissimi interventi! è importante che le persone imparino anche a descrivere per poter dare l'opportunità a chi legge di saper interpretare e comprendere anche tra le tante righe ciò che la vita può offrirci!!!! ....il nostro mare ed i nostri laghi a questo punto sono silenti complici di tanta delizia..un bacio Patrizia
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Messaggio Da Marcello Gio Nov 12, 2009 11:32 am

Eddai Patry....non farmi arrossire...!! :(
Io dico/scrivo [u]solo[/u] e [u]sempre[/u] tutto quello che penso e che sento...... Tutto qui! :)
Un bacio anche a te.

PS per la cronaca.....probabilmente domenica 22 io & Angela torniamo al lago.... a Capodacqua (AQ) questa volta.
Se ci andiamo vi racconto....!!! :drunken:
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