ARO ED IL SUO MAGNIFICO INIZIO!
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ARO ED IL SUO MAGNIFICO INIZIO!
[b][img]http://1.bp.blogspot.com/_QqNHI7L4Yig/Sh3WhF4FjqI/AAAAAAAAAWc/RrkUA07NiSo/s400/aro.jpg[/img] L'autorespiratore ad ossigeno [i](ARO)[/i] è un apparecchio per la respirazione autonoma subacquea.[/b]
La sua progettazione risale al 1876dall'ingegno di Henry Fleuss, poi sviluppato sia dall'azienda germanica Draeger (tutt'ora presente nel campo delle apparecchiature di autorespirazione) che dall'americano Charles"Swede"e dal britannico sir Robert Davis
Studiato come apparecchio di respirazione per il soccorso nelle miniere invase da gas asfissianti, l'[b]ARO[/b] si dimostrò subito utile sia in campo subacqueo che sui [url=http://it.wikipedia.org/wiki/Sommergibile][color:8d3f=#99bbdd]sommergibili[/color][/url], per accedere ai locali in caso di fuga di cloro dalle batterie. Dal primo prototipo nacquero altri tipi perfezionati che entrarono a far parte delle principali marine militari. Infatti l'[b]ARO[/b] si adattava benissimo agli scopi bellici per via del ridotto ingombro, lunga autonomia e soprattutto per la sua silenziosità [i](dovuta all' assenza di bolle al boccaglio).[/i]
In pratica l'[b]ARO[/b] è un autorespiratore a circuito chiuso in grado di riutilizzare l'aria respirata dal subacqueo. È costituito da un sacco polmone in materiale elastico, un filtro interno per l'alloggiamento della calce sodata una o più bombole di ossigeno raccordate al sacco per mezzo di una valvola by-pass.Il sub inspira l'ossigeno dal polmone per mezzo di un boccaglio collegato ad un tubo corrugato collegato ad un rubinetto a due vie che fluisce tramite la valvola by-pass. Poi espira sempre all'interno del sacco dove il filtro a calce sodata ha il compito di fissare chimicamente l'anidride carbonica In questo modo il gas rimanennte è per la maggior parte ossigeno che viene progressivamente utilizzato e reintegrato riempiendo manualmente o automaticamente il sacco polmone con l'ossigeno della/e bombola/e.
Durante la Seconda Guerra Mondiale era utilizzato dalla Marina Italiana per compiere sabotaggi e porre sotto le chiglie delle navi nemiche delle mine esplosive tarate ad un tempo deciso dall'incursore.... :drunken:
La sua progettazione risale al 1876dall'ingegno di Henry Fleuss, poi sviluppato sia dall'azienda germanica Draeger (tutt'ora presente nel campo delle apparecchiature di autorespirazione) che dall'americano Charles"Swede"e dal britannico sir Robert Davis
Studiato come apparecchio di respirazione per il soccorso nelle miniere invase da gas asfissianti, l'[b]ARO[/b] si dimostrò subito utile sia in campo subacqueo che sui [url=http://it.wikipedia.org/wiki/Sommergibile][color:8d3f=#99bbdd]sommergibili[/color][/url], per accedere ai locali in caso di fuga di cloro dalle batterie. Dal primo prototipo nacquero altri tipi perfezionati che entrarono a far parte delle principali marine militari. Infatti l'[b]ARO[/b] si adattava benissimo agli scopi bellici per via del ridotto ingombro, lunga autonomia e soprattutto per la sua silenziosità [i](dovuta all' assenza di bolle al boccaglio).[/i]
In pratica l'[b]ARO[/b] è un autorespiratore a circuito chiuso in grado di riutilizzare l'aria respirata dal subacqueo. È costituito da un sacco polmone in materiale elastico, un filtro interno per l'alloggiamento della calce sodata una o più bombole di ossigeno raccordate al sacco per mezzo di una valvola by-pass.Il sub inspira l'ossigeno dal polmone per mezzo di un boccaglio collegato ad un tubo corrugato collegato ad un rubinetto a due vie che fluisce tramite la valvola by-pass. Poi espira sempre all'interno del sacco dove il filtro a calce sodata ha il compito di fissare chimicamente l'anidride carbonica In questo modo il gas rimanennte è per la maggior parte ossigeno che viene progressivamente utilizzato e reintegrato riempiendo manualmente o automaticamente il sacco polmone con l'ossigeno della/e bombola/e.
Durante la Seconda Guerra Mondiale era utilizzato dalla Marina Italiana per compiere sabotaggi e porre sotto le chiglie delle navi nemiche delle mine esplosive tarate ad un tempo deciso dall'incursore.... :drunken:
Re: ARO ED IL SUO MAGNIFICO INIZIO!
L'ARO: un apparecchiatura affascinante per la sua storia.
Negli anni 80 chi voleva intraprendere la carriera di istruttore subacqueo doveva frequentare il corso e ottenere il brevetto ARO.
Quando negli anni novanta ho frequentato tutti i corsi e specializzazioni per iscrivervi al corso istruttore non era più obbligatorio. Non nascondo però che un po’ ne ero felice, purtroppo anni prima avevo assistito ad un incidente in piscina che mi scosse..
Non ricordo quale anno fosse, se 83 84 o 85, nella corsia centrale della piscina era in corso un esercizio con l’ARO. Probabilmente avevano posizionato sul fondo alle estremità dalla vasca 2 attrezzature . Si prendeva contatto con l’ARO ci si ventilava dopodiché si doveva percorrere a rana subacquea 25 m fino al secondo gruppo e viceversa. Ma sull’esatta dinamica dell’esercizio non ne sono sicuro.
Una scena invece la ricordo benissimo! Enrico, un ragazzo che poi divenne istruttore, fu colpito da sincope. La cosa sconvolgente però fu vederlo nuotare in stato di incoscienza anche dopo che tempestivamente lo avevano riportato in superficie e gli tenevano la testa fuori dall’acqua.
Sembrava un robot impazzito.
Avrei voluto successivamente frequentare un bel corso ARO, forse un po’ per superare lo shock di quell’episodio.
Negli anni 80 chi voleva intraprendere la carriera di istruttore subacqueo doveva frequentare il corso e ottenere il brevetto ARO.
Quando negli anni novanta ho frequentato tutti i corsi e specializzazioni per iscrivervi al corso istruttore non era più obbligatorio. Non nascondo però che un po’ ne ero felice, purtroppo anni prima avevo assistito ad un incidente in piscina che mi scosse..
Non ricordo quale anno fosse, se 83 84 o 85, nella corsia centrale della piscina era in corso un esercizio con l’ARO. Probabilmente avevano posizionato sul fondo alle estremità dalla vasca 2 attrezzature . Si prendeva contatto con l’ARO ci si ventilava dopodiché si doveva percorrere a rana subacquea 25 m fino al secondo gruppo e viceversa. Ma sull’esatta dinamica dell’esercizio non ne sono sicuro.
Una scena invece la ricordo benissimo! Enrico, un ragazzo che poi divenne istruttore, fu colpito da sincope. La cosa sconvolgente però fu vederlo nuotare in stato di incoscienza anche dopo che tempestivamente lo avevano riportato in superficie e gli tenevano la testa fuori dall’acqua.
Sembrava un robot impazzito.
Avrei voluto successivamente frequentare un bel corso ARO, forse un po’ per superare lo shock di quell’episodio.
maurizio.raddo- Numero di messaggi : 5
Età : 54
Località : Torino
Data d'iscrizione : 01.09.09
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