REL 8 il relitto di Giorgio
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REL 8 il relitto di Giorgio
Dopo numerosi rinvii, finalmente riusciamo ad organizzarci per andare a pedagnare il primo, più vicino e meno fondo, dei 3 relitti che abbiamo scoperto con il nostro caro amico, scomparso precocemente,Giorgio Tinagli.
Il 2011 prima della disgrazia si era rivelato un anno molto proficuo per nuovi ed interessanti punti d'immersione.
Macchina caricata 8 decompressive,2 bibombola, 2 scooter, macchina fotografica e 100 metri di pedagno.
Alle 8.30 iniziamo a scaricare le attrezzature, il tempo è nuvoloso ma umido, un fastidioso maestrale increspa la superficie del mare, speriamo non peggiori.
Controlliamo la pressione dei bibo: 250 bar, la pressione delle decoompressive: tutte oltre i 250 bar, tranne l'ossigeno, che per comodità non carichiamo mai oltre i 140.
Riempiamo completamente il gommone con le nostre attrezzature e partiamo senza indossare sottomuta e muta, dopotutto è il 22 giugno.
Accendoo il GPS, imposto il punto di arrivo e molliamo l'ormeggio.
Punta Falcone, l'Ancorone, Capo Vita, Nisporto, il Vany, quante immersioni fatte con Giorgio in questi punti? Centinaia.
Il GPS segnala l'arrivo, è il momento di passare all'ecoscandaglio.
La batimetrica è giusta, il punto anche ma non c'è niente che rialzi dal fondale di 80 metri; ci allontaniamo per ritentare.
80.....80.....78.....80....il relitto sembra scomparso, ritentiamo 80.....80...80....80...78...76..72...70, è qui.
Ci ripassiamo, stavolta lo becchiamo alla prima, fermiamo i motori prepariamo il primo pedagno e ripassiamo sopra nuovamente....78....74...70, giù il pedagno.
Ok, passiamo ai compiti: caleremo un sacco lungo il pedagno, contiene la cima necessaria per rendere fisso l'ormeggio, sarò io ad occuparmi di lanciarlo e fissarlo al relitto, Alberto si occuperà di fotografare e filmare.
Dopo averlo fissato ci dedicheremo ad una perlustrazione, poi nei prossimi giorni ci faremo altre immersioni.
L'ultima volta con Giorgio non ci credevamo di poterlo trovare e non portammo niente, invece facemmo centro al primo colpo.
Mi lascioo scivolare sul tubolare, l'acqua è piacevolmente calda, ottima.
Siamo sulla verticale del pedagno, Alberto davanti a me, Giorgio nel ricordo di quel sabato di settembre sulla mia sinistra.
Devo concentrarmi,l'ultimo cenno con il mio compagno...l'aria esce dal sacco....primo stop a 6 metri....controllo bolle ok...proseguiamo la discesa....15...25...45 acqua bellissima; 56 metri di colpo tutto si offusca.
Porca vacca....60.....65...70 eccolo vedo il relitto, il pedagno è nel centro di quello che rimane della coperta,s'intravede il timone completamente concrezionato, riconosco il punto.
L'altra volta Giorgio ci legò la cima del gommone , ma non si allontanò mai per paura che potesse sciogliersi.
Ok ad Alberto e passo al mio compito; la sacca si è incastrata, ma dopo un paio di tentavi è nelle mie mani.
Sciolgo il cordino, faccio un occhiello sulla cima, sfilo il pallone di tasca, lo svolgo e faccio una breve insufflazione per distenderlo.
Controllo che il sacco sia ben aperto, seconda insufflazione....lo trattengo ancora.....ricontrollo....ultima boccata e mollo.
Partito, la cima esce dal sacco, ma dopo una decina di metri si blocca.
Afferro una parte della cima e la lego ad una sporgenza.
Probabilemte nell'urto del sacco con il relitto, la cima si è mossa creando un imbroglio.
Perdendo tempo prezioso sbroglio la situazione, la cima riprende a scorrere libera e finalmente possa fissarla al relitto.
La visibiltà è terribile, ma fatto un cenno di ok al mio compagno iniziamo l'esplorazione.
Ci sono alcune reti, vecchie di anni, che rendono l'immersione più complessa, il relitto è ricoperto di spugne gialle, in alcuni punti la visibilità è così critica da rendere inutile la torcia.
Ci sono dei resti vicino alla stiva di poppa,un pezzo circolare che ricorda un oblò, cerco di rimuoverlo ma spostandolo il limo finissimo si alza portando la visibilità a zero.
Ci spostiamo con l'aiuto degli scooter, si intravede una grossa catena, prima di seguirla controlliamo il gas di fondo.
Niente da fare, stiamo per sforare i consumi previsti dobbiamo tornare indietro.
Mi giro verso la parte posteriore del relitto, la scarsa visibilità mi rende impossibile vedere il punto in cui Giorgio ci aspettava, peccato, ma sono sicuro che anche oggi si è immerso con noi.
Il 2011 prima della disgrazia si era rivelato un anno molto proficuo per nuovi ed interessanti punti d'immersione.
Macchina caricata 8 decompressive,2 bibombola, 2 scooter, macchina fotografica e 100 metri di pedagno.
Alle 8.30 iniziamo a scaricare le attrezzature, il tempo è nuvoloso ma umido, un fastidioso maestrale increspa la superficie del mare, speriamo non peggiori.
Controlliamo la pressione dei bibo: 250 bar, la pressione delle decoompressive: tutte oltre i 250 bar, tranne l'ossigeno, che per comodità non carichiamo mai oltre i 140.
Riempiamo completamente il gommone con le nostre attrezzature e partiamo senza indossare sottomuta e muta, dopotutto è il 22 giugno.
Accendoo il GPS, imposto il punto di arrivo e molliamo l'ormeggio.
Punta Falcone, l'Ancorone, Capo Vita, Nisporto, il Vany, quante immersioni fatte con Giorgio in questi punti? Centinaia.
Il GPS segnala l'arrivo, è il momento di passare all'ecoscandaglio.
La batimetrica è giusta, il punto anche ma non c'è niente che rialzi dal fondale di 80 metri; ci allontaniamo per ritentare.
80.....80.....78.....80....il relitto sembra scomparso, ritentiamo 80.....80...80....80...78...76..72...70, è qui.
Ci ripassiamo, stavolta lo becchiamo alla prima, fermiamo i motori prepariamo il primo pedagno e ripassiamo sopra nuovamente....78....74...70, giù il pedagno.
Ok, passiamo ai compiti: caleremo un sacco lungo il pedagno, contiene la cima necessaria per rendere fisso l'ormeggio, sarò io ad occuparmi di lanciarlo e fissarlo al relitto, Alberto si occuperà di fotografare e filmare.
Dopo averlo fissato ci dedicheremo ad una perlustrazione, poi nei prossimi giorni ci faremo altre immersioni.
L'ultima volta con Giorgio non ci credevamo di poterlo trovare e non portammo niente, invece facemmo centro al primo colpo.
Mi lascioo scivolare sul tubolare, l'acqua è piacevolmente calda, ottima.
Siamo sulla verticale del pedagno, Alberto davanti a me, Giorgio nel ricordo di quel sabato di settembre sulla mia sinistra.
Devo concentrarmi,l'ultimo cenno con il mio compagno...l'aria esce dal sacco....primo stop a 6 metri....controllo bolle ok...proseguiamo la discesa....15...25...45 acqua bellissima; 56 metri di colpo tutto si offusca.
Porca vacca....60.....65...70 eccolo vedo il relitto, il pedagno è nel centro di quello che rimane della coperta,s'intravede il timone completamente concrezionato, riconosco il punto.
L'altra volta Giorgio ci legò la cima del gommone , ma non si allontanò mai per paura che potesse sciogliersi.
Ok ad Alberto e passo al mio compito; la sacca si è incastrata, ma dopo un paio di tentavi è nelle mie mani.
Sciolgo il cordino, faccio un occhiello sulla cima, sfilo il pallone di tasca, lo svolgo e faccio una breve insufflazione per distenderlo.
Controllo che il sacco sia ben aperto, seconda insufflazione....lo trattengo ancora.....ricontrollo....ultima boccata e mollo.
Partito, la cima esce dal sacco, ma dopo una decina di metri si blocca.
Afferro una parte della cima e la lego ad una sporgenza.
Probabilemte nell'urto del sacco con il relitto, la cima si è mossa creando un imbroglio.
Perdendo tempo prezioso sbroglio la situazione, la cima riprende a scorrere libera e finalmente possa fissarla al relitto.
La visibiltà è terribile, ma fatto un cenno di ok al mio compagno iniziamo l'esplorazione.
Ci sono alcune reti, vecchie di anni, che rendono l'immersione più complessa, il relitto è ricoperto di spugne gialle, in alcuni punti la visibilità è così critica da rendere inutile la torcia.
Ci sono dei resti vicino alla stiva di poppa,un pezzo circolare che ricorda un oblò, cerco di rimuoverlo ma spostandolo il limo finissimo si alza portando la visibilità a zero.
Ci spostiamo con l'aiuto degli scooter, si intravede una grossa catena, prima di seguirla controlliamo il gas di fondo.
Niente da fare, stiamo per sforare i consumi previsti dobbiamo tornare indietro.
Mi giro verso la parte posteriore del relitto, la scarsa visibilità mi rende impossibile vedere il punto in cui Giorgio ci aspettava, peccato, ma sono sicuro che anche oggi si è immerso con noi.
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